Nel blu dipinto di blu ![]() 20/02/2013 - Ieri sera andava in onda l’ultima puntata di una fiction dedicata al grande Domenico Modugno. Raccontava, tra le altre cose, la genesi della famosa canzone “Nel blu dipinto di blu”. A me da un po’ di giorni torna in mente l’incipit di quel motivetto ‘penso che un sogno così non ritorni mai più…’ versi che imperversano liberamente nella mia testa davanti al susseguirsi delle immagini della gente, di donne e uomini che, in questi giorni di campagna elettorale, ci fanno sentire che c’è tanta voglia di fare e di costruire, nonostante le delusioni degli ultimi anni, nonostante queste terre li abbiano spesso traditi. È una forza davvero straordinaria quella delle persone, e “penso che un sogno così non ritorni mai più”. Stiamo per vincere le elezioni con il Partito democratico e porteremo al governo del Paese una nuova classe dirigente capace di dare le risposte che aspettiamo da tempo. Sono assolutamente fiducioso che le cose vadano per il verso giusto, sono certo che le energie positive che stiamo catturando adesso e per le quali abbiamo lavorato negli anni all’opposizione, il 24 e 25 febbraio si incanaleranno nella direzione esatta, spazzando via ogni brutto pensiero sulla possibilità che al Senato non si abbiano i numeri necessari per governare da soli. Questi giorni sono frenetici, veloci e intensi. Corro per la provincia napoletana in tempi rapidissimi, i giorni stringono e io non voglio perdermi nulla delle possibilità di incontro con la gente che si prospettano man mano che tocco un territorio. Mi sento vivo, e sento che le persone qui per troppo tempo sono state lasciate, in balia dei loro problemi, risolti alla meno peggio e spesso non risolti. Lunedì ho accompagnato Enrico Letta nel suo tour salernitano. Dopo un volantinaggio nel quartiere san Ferdinando ed una tappa napoletana per parlare di Università e Ricerca con il responsabile dell’Area per il Pd, Marco Meloni, siamo andati a Vietri sul Mare, a incontrare un foltissimo gruppo di giovani democratici della provincia di Salerno. Tanti sogni e proposte concrete si respirano ogni volta che parliamo con loro. Fortunatamente, con i ragazzi manteniamo un rapporto costante e di mutuo scambio di opinioni e consigli. Il nostro futuro sono loro ed è fondamentale che siano introdotti nella costruzione di un progetto che li riguarda profondamente. Dopo Vietri è stata la volta di Battipaglia, poi di Padula e poi di Sapri. Tre tappe diverse, per pubblico e territorio, al quale Enrico Letta ha parlato con il linguaggio della verità. Quello scelto da Bersani e dal Pd per condurre questa campagna elettorale fuori dal mero dibattito propagandistico, dando il senso della concretezza, “dei piedi nel piatto e sui problemi” come ha sottolineato più volte Enrico Letta. Il tour salernitano di Enrico Letta si è concluso nel meraviglioso campus di Fisciano. L’ho rivisitato dopo un po’ di tempo, e fa sempre un certo effetto tornare nei luoghi in cui hai trascorso gran parte della tua giovinezza e iniziato il percorso di impegno in politica. Il campus oggi non è quello che si presentava ai miei tempi. È cresciuto notevolmente in dimensioni, è all’avanguardia per quanto riguarda i laboratori, si respira un’aria di fermento culturale e scientifico attraversandone i corridoi. Anche la mensa universitaria è luminosa, accogliente, con dell’ottimo cibo, e sono davvero felice che una realtà così positiva porti il marchio “Campania”. Mentre pranziamo alla mensa osservo il personale impegnato a riordinare i tavoli, a sparecchiare. Moltissimo cibo esce da queste mense, spesso neanche consumato, spesso intatto. Penso alla visita che abbiamo svolto neanche un’oretta prima al “Banco alimentare” di Fisciano. Un’iniziativa di notevole senso umanitario, dove si racchiude tutta l’Italia del fare, l’Italia che funziona. Sì perché il direttore del Banco ci ha spiegato che tutti i cibi che smistano tra Caritas, mense dei poveri, mense per centri di riabilitazione, sono di primissima qualità e vengono reperiti attraverso meccanismi minuziosi di ricerca. Per esempio, ho scoperto che capita non di rado che aziende di cibi in scatola per un problema ai macchinari riempiano di soli 450 grammi un barattolo che dovrebbe contenere 500 grammi di prodotto. Questa anomalia rende invendibile il prodotto, che però è di ottima qualità e pecca solo nelle quantità che non rispettano quelle indicate sull’etichetta. Ebbene, centinaia e centinaia di questi barattoli andrebbero al macero se il Banco alimentare non intervenisse per farli propri e renderli fruibili ai più bisognosi. Allontanandoci da Fisciano ci avviciniamo nuovamente a Napoli. Abbiamo un appuntamento con una delle eccellenze di questa città: l’Università Suor Orsola Benincasa. Avevo idea di quanto questo istituto fosse importante per storia e cultura. Ma non ne immaginavo la bellezza. Non la immaginavo perché non è descrivibile la magia mista a realtà e a storia che si respira fra quelle mura e in quei giardini. Penso a uno studente che va lì ogni giorno a studiare o a seguire corsi. Penso che l’impegno profuso nello studio sia decisamente ripagato in bellezza dall’Università prima ancora che dal voto che verrà dato a un esame. Il rettore ci racconta le criticità del territorio napoletano e i problemi cui istituti come il Suor Orsola devono far fronte per restare a galla. Ci racconta dei 5 musei contenuti al suo interno e del fatto che l’Istituto concorre per diventare patrimonio dell’umanità. “In questo modo, anche i napoletani potranno accorgersi della bellezza che hanno a due passi da loro”. È qui la chiave di tutti i problemi campani e italiani, aggiungo. Avere il massimo della bellezza artistica, della preziosità in termini di storia e tradizioni, e non vederle. Forse perché assuefatti, forse perché abitutati a convivere con tutto questo, gli italiani trascurano e, anzi, non si curano per nulla di questi patrimoni. Così succede che un italiano, una volta ai posti di comando, non considera la possibilità di valorizzare qualcosa che preesiste e che c’è sempre stata, ma si preoccupa di fare cose nuove, a volte inutili, a volte anche in cattiva maniera. Dopo una brevissima passeggiata tra quei corridoi, salutiamo il rettore e ci diamo appuntamento al prossimo 14 marzo. Giorno in cui ci rivedremo per mettere nero su bianco le cose che possiamo – e che dobbiamo – fare per far sì che nulla di tutta questa bellezza vada perso e che anzi venga valorizzato. In serata, al circolo della vela di Posillipo, mi attende una staffetta con altri candidati alle prossime politiche. Ognuno di noi dovrà parlare per 4 minuti e dire perché è importante che la gente voti il proprio partito. Io trovo le parole per dire, in maniera più breve e concisa, quello che sotengo da sempre, da quando ho scelto di correre insieme al Pd. Il Pd è l’ultima speranza. È un partito che è nato da poco, e a chi dice che nel 2007 la sinistra non tenne al governo perché frammentata rispondo che stavolta c’è il Pd, che nel 2007 non c’era. Rispondo, ancora, che il Pd è l’unico partito che non ha nomi sul proprio simbolo, non ha padroni, perché i padroni sono tutte le persone – circa 4 milioni – che sono andate a votare alle scorse primarie epr eleggere il proprio candidato premier. Rispondo che il Pd è un partito che ha scelto di raccontare la verità, “nulla di più sovversivo della verità” come affermava Nino Andreatta. E ha scelto di farlo nel momento più scomodo, in cui probabilmente avrebbe portato più voti raccontare la favola della restituzione dell’Imu. Quando parlo con i napoletani, che vivono quotidianamente conflitti e contraddizioni, penso al dovere morale che abbiamo di raccontare la verità. Loro per primi hanno pagato i disastri delle bugie, dallo smaltimento dei rifiuti al malaffare che convive e si muove nei meandri della società civile quotidianamente. Mi dico che il senso della realtà è quanto di più prezioso si possa restituire a questa gente.
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